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Banane republic. Ortone e il mondo dei Chi

Aggiornamento: 29 mar 2023














tratto da "Cosa succede in città"-


Ortone nel mondo dei Chi, bellissimo, l’avete visto con i vostri figli? (non perdetevi la scena della mitragliata di banane, povero Ortone). Io tantissime volte, la bellezza di condividere con i propri figli non solo le grandi tappe della vita, ma anche e soprattutto il quotidiano; ma il feroce mondo non sa o ha dimenticato cosa significa l’amore familiare, sacrificato in nome del denaro, sterco del demonio da qualunque parte lo si insegua.

Questo articolo è datato, in ambito covid, quindi non qualche mese ma anno. Nulla, non cambia nulla e, come si dice da queste parti, a prescindere dallo scopo, (ma poi non tanto a prescindere), "dai e dai la cipolla diventa ai (aglio)".

Hai capito? E' così che qualche babbeo culinario intento a scrivere la ricetta sul suo foglio, diventa mago e fa diventare la cipolla, aglio. Riprenditi-tevi-.

"Niente da fare. Il mainstream non ne vuole sapere. Un esercito di cooptati intenti a una nuova produzione industriale, quella delle banane mainstream, le fake repressive indirizzate sul povero Ortone di turno, l’ignorantello non allineato al pensiero unico, magari inconsapevole e soffocata voce di poveri cittadini, schiacciati dagli eventi, impoveriti materialmente e mentalmente, magari anche collocato politicamente simil destra/sinistra vattelapesca.
"E tutto questo in una contemporaneità che ha messo a nudo non solo le disfunzioni di sistema, ma soprattutto sta ribaltando le priorità, rimettendo in discussione modalità di creazione di ricchezza e anche di distribuzione, diretta o indiretta, e comunque intermediata – perché da lì trae origine – dalla mano pubblica. E quando qualche piccola voce interpreta un malessere, l’unica via per soffocare il grido di dolore che riguarda milioni di persone è quello della distruzione, dell’intontimento, della certificazione dell’ignoranza non solo con metodo diretto, ma anche indiretto."
Voce di libertà che non significa assolutamente invito al non rispetto delle regole, che non significa distruzione di un ordine di regole, che però oggi ha la necessità di essere superato e rinnovato, dove per farlo serve accordo, l’unico accordo vero, non quello che si stringe intorno alla paura che la povertà, la precarietà, la regressione, l’eliminazione dei diritti di libertà, il soffocamento della privacy, la mancanza di opportunità, diventino la benzina per iniziative che hanno come unico obiettivo quello di rimettere al centro dell’attenzione l’uomo con le sue aspirazioni e le sue speranze.
E invece l’unico topolino che parte del mainstream riesce a partorire è quello della denigrazione, dell’imposizione di un modo di pensare e vivere che contrasta e reprime il desiderio di fare, di chi non si vuole arrendere all’inerzia in cui si abdica alla libertà e all’autonomia di pensiero.
E così, l’esercito dei cooptati, più o meno consenzienti, si immette nel processo produttivo delle fake, delle false citazioni, degli errori grossolani di tempo, di spazio, di riferimenti storici, attuali, economici, e così via: una pachidermica produzione di rifiuti, intenti a seppellire una moltitudine intontita nell’usufruire degli ultimi presidi di collegamento con il mondo esterno, tanto il resto, oggi, non esiste più. E così gli ignoranti possono contare qualcosa nel ridefinire il presente e il futuro?" la mancanza di opportunità, diventino la benzina per iniziative che hanno come unico obiettivo quello di rimettere al centro dell’attenzione l’uomo con le sue aspirazioni e le sue speranze"

E così che si può morire, anche davanti alla televisione, in un supermercato, nel teatro del teatro e della cultura, della squola, nei luoghi delle malattie immaginarie, luoghi ideali in cui viene propinato il gas letale dell' ìntontimento cooptato. Ma tutto si evolve, è così anche nel presente la conflittualità diventa pesante, aggressiva, dura, sì, dura. Un chiaro, chiarissimo segno di cedimento, verso i punti di cambiamento, in un senso o nell'altro.

Tanto il problema qual'è, in una contemporaneità in cui i problemi sono sempre originati da questioni personali (facile no?) e le valutazioni sempre sull'aggregato, (facilissimo, si)?

Certo, questioni di priorità, certo, certo, priorità.


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