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Intelligenza artificiale o demenza naturale?


Prendo spunto dalla lettura di un'articolo, un'intervista ad un operatore di AI, intelligenza artificiale, e pur senza il necessario approfondimento mi sento di fare una considerazione sulla specificità della situazione prospettata. Il dibattito sull'intelligenza artificiale, sul suo utilizzo e sviluppo è appena all'inizio, quindi non entro nel merito di un grande tema, di cui non sono nè esperto, nè studioso, però racconto l'episodio, in cui l'intervistato raccontava il caso della rottura di un fidanzamento, perchè la fidanzata si era sentita offesa da quello che non era il suo fidanzato, ma uno di questi aggeggi, chat, di intelligenza artificiale. Ora ditemi voi, se siamo una razza normale o c'è qualcosa o molto che non funziona? A prescindere dal fatto che in qualsiasi interscambio digitale, dall'altra parte ci può essere l'impostore, quindi non necessariamente l'intelligenza artificiale, qual'è una prima ed immediata riflessione sul tema? Mi sembra chiaro che, a prescindere dalle potenzialità di sviluppo, un problema rilevante nei nostri tempi è la privacy, l'invadenza dei sistemi algoritmici nel pescare le informazioni, nel simulare. La contemporaneità di guerra ci ha regalato lo scardinamento delle condizioni sia di privacy, che di qualità delle informazioni, tanto che il tubo catodico è diventato rovente (e si è rotto esso stesso gli attributi) per le stupidaggini riversate su noi pollastri destinatari: fake di ogni tipo, terrapiattismo, bistecche sintetiche, farina di vermi, la Bassanini con l'autocertificazione che ha complicato, la Bersani con la liberalizzazione che ha complicato, senza parlare delle fiction sugli scenari di ogni tipo, cronaca bianca, rosa, nera, insomma una quantità di stupidaggini infinita, magari con l'intento di far comprendere quanto l'ignoranza è nostra compagna, oppure semplicemente la ripetuta tecnica di contrapporre situazioni opposte, nelle scelte, nei diritti, nei posizionamenti politici, per far emergere la critica ad una delle parti. Il tutto per far sì che il magazziniere della storia, passi la spunta nel suo elenco per collocare, da un parte o dall'altra, noi beccacce di turno. E naturalmente, ciò non basta, perchè non solo siamo introtati da notizie false, ma siamo anche indirizzati dagli influencer eletti, una sorta di guidatori di bicicletta inquadrati a mezzo busto, con il caschetto perfetto con la lucina che orienta, la maglietta ciclamino tutta stirata, il computerino con i programmini performanti settati dalla loro conoscenza che ti dicono dove andare, cosa fare, cosa mangiare, cosa provare come sentimenti, come contrarre il piccolo pudico debitino, eccetera eccetera, salvo poi verificare nel momento del passaggio all'inquadratura a tutto corpo, che non sono su biciclette ma semplicemente su cyclette, fermi senza fare neanche un metro. Ecco, questa è diventata la nostra contemporaneità farlocca, dove la spinta all'intelligenza artificiale viene venduta già da oggi come il clamoroso passo avanti per un'umanità in un momento in cui, all'orizzonte, se non cessa questa occlusione mentale e di spirito intrisa di conflitto, vediamo solo l'esistenza di una prossima stagflazione. L'intelligenza artificiale sostituisce l'umano in molti lavori, come se avessimo bisogno di eliminare ulteriori sacche di provvista di reddito in un contesto storico in cui i modelli economici sono alla ricerca di equilibrio, generazionale, territoriale, settoriale, tra società del capitale basata sul consumo e società dell'esperienza. Ma il dato che più mi ha fatto riflettere sull'episodio, è il pericolo che si cela non tanto sullo strumento, che è emanazione dell'uomo, ma ciò che è dentro l'uomo (o la donna) che si trova dietro, e sull'umano desiderio di far performare lo strumento solo per trovare gratificazione al proprio pensiero. Cioè il o i fautore/i di ogni strumento, pur di dimostrare che ciò di cui si occupano è qualcosa di rivoluzionario e decisivo, possono spingerne l'utilizzo all'estremo, sino ad invadere le privacy, i sentimenti delle persone. lo trovo inaccettabile, perchè non è assolutamente necessario uno strumento quantitativo per simulare, basta un'impostore, nel perimetro del male. Ecco, possibile non si riescano a comprendere i limiti delle società contemporanee? Un'invasione di falsità, la negazione dei diritti, l'abbattimento di ogni e qualsivoglia innovazione di pensiero e di spirito da parte della società tecnologica e dei loro esponenti tecnocrati, ed accreditati, che non hanno alcuna remora a sfidare la natura e Dio, alla ricerca di una sua surroga, ben oltre la comprensione scientifica di ciò che siamo e di quali sono i limiti che ci dobbiamo imporre per rispetto delle coscienze di ciascuno. Ecco, è come se il messaggero della storia presentasse ai vincenti, nella materialità della storia, lo scontrino con il voto in condotta, zero, tante e tali sono le disuguaglianza prodotte, e di tutta risposta ricevesse solo una messe di insulti. Tanto e tale è la chiusura a qualsiasi forma di profondo cambiamento verso un benessere più condiviso. Il rispetto dell'individualità, della privacy, della verità nei rapporti, sono elementi non prenscindibili di una società che si vuole dichiarare veramente moderna ed evoluta.

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