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Dollaro in poltrona - parte III

Aggiornamento: 11 mag 2023


"andiamo avanti con il prossimo disco" ero lo slogan di un programma radiofonico di molti anni, decenni, passati. E andiamo avanti, nel piccolo, nel seguire gli eventi, e aggiungere frammenti di riflessione, non nuociono alla salute e magari è benzina per il buonumore di qualcuno o molti che ne sanno molto di più.

Bello, bello, bello.

Così certamente appare più chiaro: quando è iniziato il rialzo dei tassi della Fed, contestualmente alla complicata situazione geopolitica, nel mentre la guerra in Europa era in advance e sortiva i suoi effetti di annebbiamento della vista, il dollaro ha fatto il pieno di medaglie al merito e come Marlyn Monroe delle valute, ha cominciato ad attrarre beccacce da ovunque. E l'euro, all'epoca (anche se recente) è andato giù di muso, diremmo in un linguaggio poco ortodosso ma efficace, 0,95, così come tutte le altre valute che hanno sperimentato la scomodità del materasso collocato come supporto delle proprie economie monetarie. Bene rifugio, differenziale di tasso e il demonio inflattivo che di nascosto, se la rideva di tutto punto, persistendo in virtù dell'abbondante rifornimento alimentare accumulato in tanti anni di politica espansiva.

Prima di addentrarci (senti come se la ridono) nei meandri della riflessione sull'inflazione e sui tratti delle economie e delle società, una piccola riflessione in merito al prospetto possiamo farla.

Come consolazione, ci possiamo pregiare, quali Italiani, di far riferimento al primatista del mondo nella velocità, il nostro velocista campione del mondo, Marcel, per osservare come c'è una netta differenza tra il primo della lista e, grosso modo, tutti gli altri. E' come l'uscita dai blocchi, o in un gran premio di motociclismo con il nostro Valentino al top della forma, che semina tutti. E cos' il tasso reale, e così il dollaro.

Certamente, a tendere, già quest'anno, vedremo un riallineamento tra i tassi reali con valori più omogenei, con una Fed forse che riuscirà ad ammansire i falchi distraendoli magari con la visione di lady hawke (1985), e con il fenomeno inflattivo che seppur non ricondotto ai desiderata (basta osservare al contrario come l'inflazione desiderata del 2% in un lungo periodo di bassa inflazione non sia mai stato raggiunto) di per sè non andrà ad incidere più di tanto su un'economia forte che, seppur con tratti di disomogeneità, sarà in grado di assorbire sia la flessione della domanda, sia la maggior incidenza degli oneri finanziari su conti economici con margini sufficienti per ingoiare la medicina.

Torniamo ad oggi e a tutto il circo mediatico conseguente al crack della banca americana. In sostanza... [omissis].

Certo, i modelli di business, sono il cuore centrale della spiegazione, ma ci chiediamo, cosa non ha funzionato? E così sembra che qualcosa non abbia funzionato nel modello di business, rigido rispetto a tutto lo stravolgimento in essere, con il rialzo repentino dei tassi che a cascata ha provocato e provocherà, tutta una serie di conseguenze. Perchè avevano un ammontare così elevato di titoli pubblici acquistati a prezzo alto e basso rendimento, rispetto ad oggi, e perchè la fiducia di colpo viene meno? Si ripropone in primo piano, sempre più, la valutazione della necessità di una sorta di "etica" nello strutturare i business, e la divaricazione tra una finanza troppo speculativa che se basata su modelli di business "stressati" verso il profitto, quando crollano provocano ripercussioni sul mondo reale, risparmi e lavoro.

La domanda a questo punto è: quanti altri equilibri instabili ci sono? L'incremento tassi è correlato inversamente con il valore titoli, che succederà alle perdite potenziali allocate nei meandri, con un'inflazione che non accenna a mollare, senza che si intraveda l'arrivo delle condizioni per una sua contrazione decisa?

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