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FLAIANO 2023 "Il Signore delle Formiche"

Aggiornamento: 6 nov 2023
















un bellissimo film, che ripropone a distanza di 60 anni la problematica del disallineamento delle sensibilità, delle culture e del vivere, all'interno delle società, della nostra società in particolare, perchè la vicenda storica da cui trae origine è italiana e il dato geografico non è secondario, i territori infatti, con la loro storia, connotano fortemente i tratti culturali di un Paese.

Non mi sento di affrontare la vicenda storica che ha ispirato il film come rapporto tra singolo, o singoli, non omologati ai tratti comuni della società. Vedo piuttosto marcata la problematica, sempre attuale, dell'incapacità ad annotare l'esistenza di differenti modi di intendere la vita, il pensiero, le relazioni, l'amore.

E' certamente una vicenda che ha dell'attualissimo non tanto nella specificità della storia che oggi trova invece ampia casistica, quanto nel tratto confliggente tra pensiero omologato e ciò che di volta in volta si trova al di fuori della cultura prevalente.

Non solo, dirò di più, a volte le specificità delle organizzazioni sociali fortemente caratterizzate dall'elemento economico in cui la velocità con cui si modificano e si evolvono i rapporti e le relazioni economiche pone spesso la problematica della conciliazione tra casistiche normate e prassi, creando conflitti non solo sui grandi temi della vita ma anche sulle più ordinarie problematiche quotidiane.

Quella dell'accettazione della diversità passa in primo luogo dalla determinazione della non esistenza della diversità, cioè in sostanza, culturalmente, assumere diverse connotazioni è ordinario. Resta certamente il problema non tanto dell'accettazione, quanto del risvolto pratico nelle questioni del vivere nel momento in cui le società codificate, cioè basate su codici e controllo, necessitano di legislazione perchè le diverse connotazioni trovino condizioni di esistenza.

Ma tornando al film, emerge il tratto di gentilezza nella storia che si contrappone allo scontro duro della realtà del tratto affliggente, nel contrasto che connota la vita nell'ineludibilità della morte e dell'amore. Certo, perchè c'è morte in quanto c'è vita, c'è vita perchè c'è amore. Ecco che ritorna l'amore come centro del nostro universo, amore per la relazione, amore per il sentimento, amore per la verità, amore per il pensiero, amore per la giustizia, amore che però trova la morte in ogni momento e in tutti gli atti in cui le necessità dell'omologazione, del pensiero radicato che non accoglie, della cultura che determina ciò che è buono e cattivo oltre le convenzioni, cassano la diversità, la inondano d'acqua spegnendo ogni fuoco del tratto umano.

E nella gentilezza dei personaggi, quello che risalta è il linguaggio dell'anima, la poesia, la letteratura, la filosofia. E la musica, compare in modo discreto emergendo solo in alcuni momenti con la sua devastante forza di penetrazione interiore, come mezzo che unisce l'anima, i corpi, con tutto ciò che li contiene e li circonda, lasciando tutto lo spazio alla diversa comunicazione del linguaggio e della poesia.

La storia che ha ispirato il film è di una contemporaneità eccezionale e ci mostra in modo chiaro come l'evoluzione delle organizzazioni sociali è lento, le strutture di base, portanti, si modificano con lentezza allo stesso modo con cui le basi culturali, e giuridiche, di riferimento, trovano difficoltà a rinnovarsi, mentre lo spirito e l'umano trovano necessariamente, contestualmente mentre vivono, condizioni di continuo rinnovo, di cambiamento.

Ma mentre in passato le problematiche della diversità tra omologato e diverso erano individuate in alcune connotazioni dell'essere, oggi l'avanzamento tecnologico e l'attraversamento della fase globalizzata, hanno portato modifiche all'interno delle sensibilità mettendo in crisi i sistemi di fondo, civile e spirituale, delle nostre società. Con la necessità di cambiamento, che origina gli scontri all'interno delle società.

Ecco, in ultimo, quello che ci portiamo dentro alla fine del film, è quel sapore amaro di un amore non compreso e soprattutto, non vissuto fino in fondo, un amore avversato che ci porta a riflettere sul punto cruciale di tutti i punti: perchè, in molte società, in molte culture, in molte sensibilità o non sensibilità individuali, è molto più facile togliere che aggiungere. Quando da aggiungere, in realtà, non è un posto a tavola che teoricamente ha un suo limite materiale, ma solo amore, che è, semplicemente, infinito. Basta trovarlo. Non si chiude all'amore, non si chiude un amore, non si chiude mai il tratto intellettuale del pensiero, della filosofia, della letteratura, della poesia, non si chiude mai all'anima, impedendole di esprimersi. La relazione tra individui, va prioritariamente vista partendo dall'individuo, e l'individualismo è concetto estremamente avversato su cui vanno a sbattere anche molte teste accreditate che non comprendono che la relazione parte prima dalla composizione interna di uno spazio a cui va regalato quel vuoto necessario per muoversi nella variabilità del vivere moderno, evitando di riempirlo con forme preconfezionate che urtano, giorno per giorno, nel viaggio nel vissuto e nella conoscenza.

del film, tralascio gli altri aspetti pur importanti ma che riguardano, come dire, l'aspetto convenzionale delle organizzazioni sociali, che sono molta sostanza perchè incidono direttamente sulle libertà e sulle anime, in particolare l'inutilità in alcuni casi del diritto alla difesa e la moltitudine delle configurazioni della funzione informativa e giornalistica, e il suo rapporto con il tempo in relazione alla capacità di esprimere una verità aderente alla realtà.



c'è del Riglianismo

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