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Signori si nasce, campioni pure

Aggiornamento: 6 nov 2023


Egregio pulpito,

mi permetta da questo piccolo accampamento di tirare qualche freccetta senza il desiderio di pungere, ma solo per esprime alcune riflessioni, sul calcio e sulla nostra cultura.

Parto dal calcio, uno degli sport più belli, se non il più bello, proprio perchè tante sono le variabili che incidono sul risultato, e anche in presenza di grandi dislivelli di valore, può regalare la sorpresa. Non c'è mai una correlazione perfettamente diretta tra quanto si spende per allestire un team e i risultati che si ottengono, appunto perchè entrano in gioco tante variabili che regalano sorprese, nel bene e nel male. Correlazione che al contrario esiste (tra spesa e impresa) nel posizionarsi ai vertici di un campionato, di un'area geografica. E' così che il suo team è diventato protagonista indiscusso nella vostra terra e in Europa, grazie all'apporto dei Campioni, tra cui il nostro, capace di estremizzare il concetto di bellezza in mezzo al campo nell'idea non solo di giocarla sempre, ma anche di fare di ogni assist, di ogni illuminazione, un'opera d'arte. Cosa, lì in mezzo, alquanto difficile ai giorni nostri, in un calcio in cui il tatticismo esasperato e la preparazione atletica sempre ai massimi livelli, rendono difficile il compito dei talenti, che devono sempre superare se stessi, cercando di non sbagliare mai. Cosa che invece capita a tutti, anche ai campioni. Ecco, la differenza di pensiero nell'intendere il calcio (cosa normalissima), passa proprio da una sua affermazione: il campione, a mio avviso, gioca nei palcoscenici mondiali, sotto pressione, una pressione elevatissima, con una responsabilità enorme proprio per gli interessi in gioco tra cui i taccuini pronti all'annotazione, come se giocasse sotto casa. I campioni, soprattutto i grandi talenti, giocano nei grandi palcoscenici e le grandi partite, facendo le stesse cose che farebbe un talento qualsiasi sotto casa con i suoi amici, con la stessa naturalezza. E' una grandissima differenza, il campione regala emozioni, contribuisce ad attrarre, ad emozionare, contribuisce a quello che è determinante per la vittoria, lo spirito di squadra. E' sempre la squadra che vince o perde, mai il singolo, anche quando si commette qualche errore. Non solo, ma la vittoria di un team è una vittoria di una cultura, nell'area tecnica, societaria, dell'ambiente, e anche dei taccuini che contribuiscono a regalare incoraggiamenti, stimoli, critiche direi opportune per quanto personali, senza mai scadere nella mancanza di rispetto per gli uomini e per il loro lavoro. Lì in mezzo, quando la cultura e la mentalità è quella vincente, quella che impone il proprio gioco e lo fa in ogni giocata, è il posto più difficile, perchè un gol sbagliato si dimentica, un errore in fase difensiva resta più facilmente nella memoria. E quindi prenda ciò che di bello c'è nell'apporto di ogni campione, il tassello nella lunga via per la conquista dei traguardi più ambiti, che arriveranno.

Quell'errore in mezzo al campo è figlia della cultura di giocare e di una mentalità vincente, una cultura che ha origine anche nel nostro modo, nostrano, di essere e di intendere la vita, che non si arrende mai, che cerca la vittoria, che cerca di dare il meglio, con rispetto ma senza retrocedere, di cogliere in pieno la bellezza di tutto ciò che abbiamo, di valorizzare ogni piccolo momento, ogni piccolo luogo. Una vita in attacco, un modo di gustare la vita e le ricchezze della terra e della nostra cultura.

Ti auguro di cuore di trovarti anche nel pieno dell'inverno a passeggiare sulla battigia del nostro mare, con i piedi nudi in mezzo all'acqua mentre baci la tua morosa e le dici, "je t'aime, amore mio".

Poi, spalle al mare, di fronte i monti imbiancati del gran sasso, nella giornata tersa, con un arrosticino in mano e magari con un rosso o una bollicina delle nostre parti, in grado di competere a grandi livelli, come il nostro campione, eccellenza condivisa nel panorama europeo e direi mondiale.

Questa è un frammento della nostra cultura, nella concretezza del cogliere la bellezza della vita, senza il fumus dell'afflizione a tutti costi, estranea alla nostra cultura.

Certo quel passeggiare, quell'arrosticino, quel mare è punto di partenza, punto di transito, punto di arrivo, gira i luoghi concreti della nostra terra, nei luoghi concreti della nostra anima in giro per il mondo a regalare frammenti di talento e di cultura, di amore per la vita. Sempre.

E' questo il nostro modo di essere sempre forti e gentili, una signorilità di nascita, come quella dell'essere campioni.



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