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La babele peninsulare

Aggiornamento: 6 nov 2023

di: sempre io


Non si comprende perché ci siano episodi di contestazione prevalentemente connessi, nella distribuzione narrativa, alla problematica vaccinale. E non si comprende perché strati di una popolazione che, di nuovo, ha dimostrato, nel suo complesso, matura, tanto da raggiungere una percentuale di immunizzati elevatissima, debba esprimere con veemenza una contestazione così forte. È solo un problema di approccio sanitario e quindi di sicurezza personale, oppure c’è un problema di convivenza tra strati di società, tra classi di cittadini, tra loro culturalmente così diversi nell’affrontare i problemi, nell’accettare rischi, nel definire i limiti all’autodeterminazione, nel concepire sistemi di vita che si basano su regole di sopravvivenza molto differenti?

Si può provare a descrivere uno stato d’animo, una forma mentis, in cui l’analisi storica delle ideologie non sia l’unico magazzino da cui prelevare i pennelli con cui pittare le voci del dissenso?

Tratto da “Cosa succede in città” -

“E così gli ignoranti possono contare qualcosa nel ridefinire il presente e il futuro? Possono, questi ignoranti, urlare la loro ambizione a:

- migliorare le condizioni di retribuzione, soprattutto per quelle famiglie monoreddito spesso fuori dai territori in cui si esplica il welfare familiare;

- trovare soluzioni alle feroci regole del sistema bancario;

- trovare soluzioni effettive come risposta alla povertà;

- morire degnamente ma per scelta consapevole, anche di malattia, senza ledere gli altrui diritti e nel rispetto della sicurezza degli altri?

- ritrovare, in generale, condizioni di vita accettabili, nell’ambito di un rinnovato rapporto sociale, in una società più aperta e non chiusa com’è oggi?

Ebbene, sì, parlo per me, rifiuto questo bombardante processo di idiotizzazione delle anime, in cui il minimo comportamento difforme viene demonizzato, stride con il passato, lontano e recente, che ha visto milioni di cittadini farsi letteralmente un mazzo così, a volte sbagliando, ma pur sempre restando protagonisti di comportamenti positivi, brontolando ma, in definitiva, con laboriosità e sacrificio. Accettando un rischio elevato, soprattutto se comparato con la propensione al rischio sostanzialmente nulla, che caratterizza certe categorie sociali il cui unico intento, il cui obiettivo principale, è quello di limitare anche la più piccola, la minima assunzione di responsabilità, venduta come rispetto delle regole.”

“…ci sono interi blocchi sociali che devono affrontare una situazione mai vista sino a oggi, una condizione speciale, particolare: la retrocessione economica, l’instabilità, l’incertezza, la convivenza con la preoccupazione, a cui sono collegati aspetti molto pratici, come la mancanza di flussi finanziari per il sostentamento e per far fronte agli impegni presi. Non tutti hanno il polmone finanziario, già il sistema di welfare è molto stressato, le generazioni più anziane da tempo sono di supporto ai più giovani. Si stanno ammucchiando (Italiano pratico universale) troppi problemi, troppe questioni irrisolte, troppa stagnazione e, certamente, l’attesa di eventi più importanti, snodo cruciale per le scelte future, condiziona l’immediato. “







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