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Venderò

Perchè occuparsi di temi che sembrano così lontani, così complessi? I piccoli dovrebbero occuparsi di quotidianità, di sopravvivenza. Come mai affrontare temi così difficili non solo da analizzare, ma per cui si percepisce il senso di impotenza di qualsiasi azione individuale. Gli eventi di questi ultimi anni e la fase storica attuale, impongono però una riflessione, anche solo per discernere le motivazioni, alimentare la consapevolezza delle scelte, orientare nel piccolo i comportamenti, in coerenza con una visione di un mondo più giusto. I dati sulla distribuzione della ricchezza, sono eloquenti. Ma come è stato possibile? Come è possibile continuare a convivere con questa situazione? Un mondo più giusto non solo è più giusto, ma è anche necessario. Negli ultimi decenni, la moltitudine ha corso, ognuno verso i propri obiettivi, poi sono arrivate non solo le conseguenze delle scelte, ma anche i primi dati aggregati, a livello globale, sulla distribuzione della ricchezza e della povertà.
E il filo che lega gli accadimenti ha molti elementi in comune rispetto a molti dei fenomeni che osserviamo. Aspettiamo l'evolversi degli eventi, per vedere come i grandi si muoveranno. La lettura degli eventi è sempre cosa difficile, però oggi più che mai, il pensiero libero, autonomo, che contempla certo il sistema delle regole e dell'ordine sociale, è fondamentale per risalire la china, una strada tortuosa, anche pericolosa, ma è quella che ci rimane per passare il valico: sono rimaste le mulattiere del pensiero libero tra: ricchezza e povertà, debito privato e debito pubblico, patto generazionale, redistribuzione redditi, eliminazione povertà, sistema culturale aperto nel rispetto dei diritti dei più deboli, la valorizzazione dei territori, delle aree, dei sistemi di pensiero omogenei e non, percorsi di vita, formazione, nuclei affettivi. 
Quando si mettono in discussione privilegi, impalcature sociali, legami storici e prospettici, ecco che l'organismo reagisce. E si muove, incredibilmente, con un'assonanza che spaventa. Chi ha paura di un mondo più giusto?
Sarà forse facile reprimere o orientare i comportamenti, sarà molto più difficile soffocare le coscienze, ma, soprattutto, a parte le narrazioni che sono per definizione, anche nella singolarità, di parte, sono le evidenze empiriche, le esperienze vissute, ciò che si è provato o osservato, a stimolare la riflessione.
E' argomento difficile, una discesa con gli sci pericolosa, e quindi, con consapevolezza, bisogna prima organizzare mentalmente il percorso, senza nessun obiettivo di alimentare contrasti; solo un porsi domande, per cercare di capire.

“Le mulattiere del pensiero libero” scritto a cavallo (di un asino) tra il 2020-21

 

Molto è accaduto, la fase pandemica, ad esempio, ha creato condizioni  di vissuto che hanno impattato su tutti, in particolare su chi si è trovato nella fase di vita della crescita. Molto è accaduto, nella ridefinizione degli assetti del mondo, nella geopolitica, così come la chiamano, con i suoi conflitti, caldi e freddi. E poi le trasformazioni in atto all’interno del mondo occidentale, all'interno delle società e nelle sue relazioni con l’esterno. Economia, scienza, religioni, pragmatismo, sogno, e poi il mondo individuale e quello dei gruppi, tra nominati e proscritti, tra vincenti e perdenti, tra finzione e realtà.

La forza di reazione alle spinte che dal basso hanno provato e provano ad innestare le modifiche sociali, tra condizioni economiche migliorative e più diritti, ci fà capire che gli spazi di trasformazione, in particolare per il cambiamento di modello del nostro mondo economico, sono ridotti e, direi, più che altro molto avversati. E  c’è di mezzo certamente anche la forza, che si esplica nelle forme variegate in cui il mondo burocratico può agire, nel senso del togliere o cancellare, piuttosto che fare.

Scrivevo in apertura “Perchè occuparsi di temi che sembrano così lontani, così complessi?.

Posso aggiungere, rispetto a ieri, che anche sotto questo aspetto gli orizzonti si sono ampliati, le motivazioni si sono rafforzate diventando più chiare. L'analisi, il commento, il contributo al dibattito sono diventate azioni comuni, che coinvolgono una vasta area sociale, non fosse altro perchè è l'economia a sollecitare i pensieri, il dire, il contestare, il domandare. E l'ineludibilità del confronto è cosa acquisita perchè gli interessi in gioco riguardano un pò tutti, chi per la pensione (o no?), chi per l'appesantimento delle condizioni di vita (inflazione, o no?), chi per le prospettive sul lavoro (discontinuità, diversificazione strategica territoriale, precarietà del reddito, modifiche normative, o no?) chi per i diritti individuali (vita migliore, istruzione, spiritualità, espressione dell'individualità, libertà di disporre nei diritti sostanziali, della vita e della morte, della condizione stessa di esistenza, o no?).

Accantonare le voci, soprattutto le più scomode, ha solo la pretesa di soffocare il rumore del mare. Oggi che nel proseguire la riflessione sulla contemporaneità nelle dimensioni di spazio e di tempo di ciò che ci circonda, in relazione con lo spazio e il tempo dentro di noi, la motivazione alla riflessione acquisisce il carburante della prossimità degli elementi da valutare per le nostre piccole o grandi decisioni della vita. Il problema non è solo di carattere economico, purtroppo. Non c’è solo un problema di economia, c’è un fortissimo problema che concerne i diritti come la libertà di espressione del pensiero che è indispensabile per invitare, innestare, provocare, i processi di cambiamento nell'esistenza di ciascuno, nel mondo della possibilità (di vivere), nella dimensione dell'accettazione (della esistenza e convivenza di diverse normalità), della mentalità della soluzione piuttosto che della creazione dei problemi, dei paletti, della cultura della negazione.

Poiché le regole vengono definite attraverso procedure dette democratiche, abbiamo osservato come in molti paesi la capacità del cittadino, nella concezione plurale, il popolo, di definire le scelte è diventata molto precaria. Lo è perchè la complessità, anche nei meandri della comunicazione, allontana la comprensione delle dinamiche reali che determinano il vissuto, pratico, di ciascuno. Ne avevo già parlato. In qualsiasi caso, poichè attraverso l’espressione del voto  l’individuo ha la possibilità di esprimersi e di decidere, dobbiamo chiederci,  in base a cosa lo fà. 

Quale contenuto proporranno i leader e la classe dirigente delle democrazie di questo mondo? Al di là della narrazione che è parte dell’arte del proporre, cosa c’è veramente in ballo per il destino di ciascun cittadino?

Cosa ci venderanno?

Inizia qui un viaggio che parte con la nebbia mattutina, in cui  le visioni di parte, l’alterazione costante della realtà della comunicazione, l’alterazione della realtà tra complotti, esercizio artato del potere, inefficienze dell’umano vivere, sollecitano la determinazione di farle scomparire di fronte alla semplice necessità di definire il concetto di vivere, desiderare e sognare la propria vita.

nb: casualmente il prologo di "Venderò" esce in concomitanza con il rapporto sulla competitività europea del Presidente Draghi, in sintesi un invito al cambiamento nel senso di implementare  le strategie per rendere l'Europa realmente una potenza competitiva nel mondo. In qualsiasi caso voglio sottolineare che l'unica opzione esclusa è quella dell'inerzia al cambiamento, a restare così come siamo.

Pur se in passato in tanti hanno espresso la necessità di cambiare, in un'impostazione piuttosto che in un'altra, nessuno aveva mai parlato di profonda e radicale trasformazione, quella auspicata e anticipata dalla sensibilità dell'anima che, voglio dirlo senza polemica ai residui resistenti dell'esistenza di una dicotomia insanabile tra il sapere accreditato e quello non, ci fa comprendere come le vie della conoscenza e del progresso moderno passano anche attraverso altre modalità di comprensione degli eventi  in cui molte delle metodiche pregresse non sono più sufficienti per la lettura del presente e per delineare il futuro. Certo ricondurre i pensieri non omologati nello spazio dell'autoscontro della cultura tradizionale subendo le picchiate alla stregua dell'olandese volante da parte dei leader, sostanzia la possibilità di controllo e di "riconversione" dei pensieri divergenti non filtrati per indirizzarli verso la conservazione del mondo desiderato, che non si può cambiare.

Non è una polemica, è solo l'ennesima constatazione che però ci fa anche vedere come gli eventi restituiscono,  ancora una volta, dignità alla forza del pensiero e dell'anima.

Non vi dirò certo di leggere quello che non vI piace, ma dalla vOstra condizione di privilegio in cui si è per definizione padroni e sotto, cercate quantomeno di accettare e rispettare anche quello che non vI piace che, se anche resistente, avete attitudine a mandare sempre olmo*.

​* pur nella semplice sperimentazione di qualche partita, quindi da non esperto, padrone-sotto-olmo sono il gioco della bestia.

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